Lo scorso 6 aprile 2020 sono stata ospite di una puntata dei Lab Talks promossi da Laboratori Aperti Emilia Romagna per parlare di Tech for Good, cioè dell’utilizzo etico e responsabile delle tecnologie a beneficio dell’umanità e dell’ambiente.
Qui vi riporto alcune delle cose di cui ho avuto modo di dibattere (anzi, anche qualche “pillola” in più che, per ragioni di tempo, non sono riuscita ad approfondire durante la diretta), e il link del video.
Tech for Good, partiamo prima dalla definizione di tecnologia
A me piace molto il significato originale della parola tecnologia, che indica la “scienza dell’artigiano” intesa come arte, abilità del “saper fare le cose”. Computer, smartphone, smartwatch sono solo alcuni degli ultimi esempi di tecnologia, ma lo furono anche archi e frecce ed i primi strumenti di caccia dei nostri antenati preistorici.
Nel tempo la tecnologia ha assunto significati differenti ma se ci pensiamo, “quasi tutto in noi è tecnologia” (come direbbe il divulgatore Massimo Temporelli). La tecnologia ha spinto l’evoluzione stessa di noi esseri umani, per certi versi potremmo anche spingerci a considerarla come un organismo vivente che evolve, secondo la definizione che ne dà per esempio Kevin Kelly, fondatore di Wired.
La nostra via di esseri umani è caratterizzata e influenzata dalla tecnologia, è ciò che ci ha permesso di essere ciò che siamo oggi (nel bene e nel male) e ciò che ci renderà “umani nel futuro”.
Cosa vuol dire Tech4Good. Dobbiamo avere paura della tecnologia o come possiamo gestirla?
Tech for good è l’espressione recente con la quale ricercatori, scienziati ed analisti intendono l’utilizzo etico e responsabile delle tecnologie (a beneficio dell’umanità e dell’ambiente). I riflettori sul tema si sono accesi a livello mondiale a seguito del World Economic Forum 2020, durante il quale molti esponenti di rilievo mondiale hanno dibattuto sugli impatti che le nuove tecnologie esponenziali (come intelligenza artificiale, blockchain, Internet delle Cose, biotecnologie, quantum computing, ecc.) potrebbero avere sulle nostre vite.
Greta Keenan, Programme Specialist, Science and Society del World Economic Forum, ha più volte sottolineato che “queste tecnologie hanno le potenzialità per recare benefici all’umanità in varie maniere, ma solo se vengono utilizzate in modo responsabile ed etico”.
Il primo passo per non avere paura delle tecnologie e sfruttarne quindi le potenzialità a beneficio di umanità e ambiente è conoscerle. Questo è un punto a me molto caro perché come divulgatrice è una sorta di missione: credo che conoscere, capire, approfondire e sviluppare un pensiero critico siano gli strumenti in questo momento fondamentali per affrontare i cambiamenti che questa nuova fase dell’innovazione tecnologica porterà con sé.
La tecnologia di per sé non è mai un bene o un male, dipende sempre dall’uso che se ne fa e dalle circostanze che ne richiedono l’applicazione.
Esempi di Tech for Good (focus su intelligenza artificiale)
Tech for good per la salute
Il potenziale delle nuove tecnologie (in particolare dell’intelligenza artificiale) per la salute, il benessere e la longevità delle persone è molto elevato e va dalla ricerca sui farmaci basata sull’Intelligenza artificiale ai dispositivi indossabili (wearable) che possono aiutare gli individui a monitorare la propria salute, fino alla telemedicina o ai robot che fanno assistenza a malati o persone anziane.
L’intelligenza artificiale ha già dato risultati in applicazioni che vanno dalla diagnosi di polmonite, malaria o Alzheimer alla previsione di ictus e attacchi cardiaci.
Nel caso di epidemie come quella dell’attuale coronavirus, l’analisi avanzata e i modelli predittivi possono aiutare a identificare le vie di trasmissione e prevenire la diffusione di virus e batteri in modo molto efficiente, per esempio facendo correlazioni di eventi e sfruttando tecniche sofisticate di analisi in grado di rintracciare eventi rari ma significativi (un picco nell’assenteismo scolastico in una determinata regione o Stato, un picco di ricoveri ai pronto soccorso, un inusuale crescita di malattie respiratorie, un numero anomalo di decessi nelle residenze per anziani, ecc.).
Oggi sono in corso per esempio moltissimi studi per la ricerca di farmaci e vaccini contro il Covid-19 che sfruttano tecnologie avanzate come i supercomputer e l’intelligenza artificiale per fare analisi avanzate e accelerare ricerca e sperimentazione.
Sul tema Tech for good per la salute ci tengo a citare un esempio tutto italiano che porta beneficio ai giovani pazienti che hanno subito ictus o con paralisi cerebrale infantile.
Questo è un esempio di tecnologia applicata alla medicina, si chiama FightTheStroke.org ed è una fondazione portata avanti da Francesca Fedeli e Roberto D’Angelo che si sono trovati a vivere il dramma di un figlio che subìto un ictus in età infantile. La diagnosi precoce e nuove tecniche riabilitative basate sul concetto dei neuroni specchio e sull’applicazione della tecnologia alla medicina, rappresentano solo alcune delle battaglie portate avanti da FightTheStroke.
VIDEO >> https://www.youtube.com/watch?v=b14OZXZFuXI
Tech for good per l’ambiente
La gestione del traffico basata sull’intelligenza artificiale nelle città può ridurre l’impatto dell’inquinamento atmosferico sulla salute tra il 3 e il 15 %. Alcune città utilizzano anche tecnologie per ottimizzare la raccolta dei rifiuti (analisi del comportamento dei cittadini per rivedere le rotte delle flotte dei camion destinati alla raccolta; bidoni “intelligenti” che accettano o rifiutano il conferimento dei rifiuti “educando” il cittadino a migliorare i propri comportamenti, ecc.).
La tecnologia può anche ridurre le emissioni di gas a effetto serra attraverso l’efficienza energetica e le fonti di energia rinnovabili: AI e IoT aiutano a ridurre il consumo energetico attraverso la gestione automatizzata delle operazioni. Ad esempio, DeepMind ha contribuito a ridurre i costi di raffreddamento nei data center di Google fino al 40%. Le tecnologie di costruzione intelligenti possono anche ottimizzare il consumo energetico e monitorare la qualità dell’aria interna per migliorare il benessere fisico.
Tech for good per l’education
L’istruzione è un fattore fondamentale per migliorare il benessere sociale, in quanto aumenta le prospettive di ottenere un lavoro migliore e, di conseguenza, di conseguire un reddito più elevato. E’ dunque importante che le nuove tecnologie non siano elemento di divisione ma, al contrario, acceleratore di opportunità per tutti.
Digital learning e formazione a distanza sono ambiti con i quali studenti ed insegnanti hanno dovuto mettersi in gioco un po’ forzatamente nell’ultimo periodo. Dalle difficoltà riscontrate possiamo trarre un’enorme lezione per lo sviluppo di nuovi sistemi educativi e formativi basati sulle tecnologie più avanzate. Non mi riferiscono solo alle lezioni a distanza ma anche all’ideazione di percorsi di formazione e crescita professionale che tengano conto, per esempio attraverso analisi basate su intelligenza artificiale, delle capacità, delle attitudini e delle peculiarità di ciascun individuo.
Il ruolo del sistema, ecosistema per far si che la tecnologia sia for good
L’ecosistema è l’unica via per far sì che l’innovazione sia davvero per il bene di tutti. Oggi ricercatori e medici di tutto il mondo stanno lavorando insieme per trovare farmaci efficaci contro il Covid-19 e il vaccino. Ci si augura che tale cooperazione prosegua anche tra le case farmaceutiche – una volta che si saranno trovati farmaci e vaccini – per la loro produzione e distribuzione mondiale.
Apertura e condivisione sono le armi vincenti per far sì che la tecnologia non rimanga in mano a pochi “eletti” minando libertà e democrazia. Tuttavia, ognuno di noi può fare qualcosa, iniziando ad informarsi e sviluppando, come anticipato, quel “pensiero critico” che possa aiutare ciascuno di noi a fare un uso consapevole, etico e responsabile delle tecnologie.
Commento su cosa voglia dire Tech for good in questo periodo di emergenza…..cosa potevamo fare e non abbiamo fatto ma dovremo fare appena usciti….
La tecnologia in questo periodo di emergenza ha dimostrato il suo valore “for good”, in situazioni e contesti differenti, seppur con difficoltà e criticità sulle quali sarà necessario interrogarsi una volta usciti dalla situazione di emergenza.
Nonostante le enormi difficoltà, si è riusciti a garantire lezioni a distanza agli studenti consentendo loro di proseguire con i programmi di studi e prepararsi ad eventuali esami. Molte aziende sono riuscite in tempi record ad organizzare la propria forza lavoro per l’home working.
Tra gli esempi più significativi c’è forse quello della startup bresciana Isinnova che è riuscita a stampare in 3D in tempi record le valvole per i respiratori polmonari, nonché a convertire delle comuni maschere da sub in maschere di erogazione dell’ossigeno, innescando un meccanismo di cooperazione che ha coinvolto molte altre realtà.
Sul “cosa potevamo fare” preferisco non esprimermi, non sono né un ricercatore né un medico (e tantomeno un politico), si sono già espressi in troppi creando anche un po’ di confusione.
Cosa potremo fare dopo… fare tesoro dell’esperienza e proseguire il percorso di cambiamento/innovazione che abbiamo intrapreso forzatamente: sfruttare meglio le tecnologie per l’analisi precoce di situazioni “potenzialmente pericolose”; continuare con la digitalizzazione dei servizi pubblici (ci abbiamo messo pochissimo per poter avere le ricette mediche online, ma se ne stava parlando da anni!); migliorare l’eLearning e la formazione a distanza (per esempio per aiutare i ragazzi che sono costretti a casa da malattie croniche o oncologiche)… solo per fare alcuni esempi molto pratici sui quali si può intervenire in brevissimo tempo.